20150202

#495

Quando sono andati quasi tutti via mi avvicino al papa. Mi riconosce subito. Così, per riprendere il nostro vecchio gioco, mi tocco il bavero della giacca buona e poi prendo con due dita quello del suo giubbotto di jeans, evidenziando con un cenno degli occhi la netta differenza di stile.
"È la prima cosa che ho trovato, stamattina" dice lui ma senza scusarsi.
"Sempre meglio di quello che aveva addosso l'ultima volta" faccio io.
Rimasti poi soli: "Mi avverta quando parlo troppo" gli dico.
La sua attenzione è tutta presa dall'immensa distesa di sedie da rimettere a posto. "Hai parlato troppo fin dall'inizio," dice. "Ricordi la storia del melograno con solo quindici chicchi?"
Mi fa ridere che ci pensi ancora.
"Per non dire di quel pugno" riprende.
"Oh, quello è stato anticlericalismo incontrollato", confesso, anche se non c'è nulla da confessare. "Quando vuole darmi indietro quel che mi merito, io sono qui."
Pare non capire, ma non credo sia perché entrambi crediamo che il peccato non esista e che dunque non debba esistere nemmeno la sua espiazione. Allora fingo di darmi un pugno in faccia, e lui sorridendo mi fa un cenno di assenso, che non è un'assoluzione.

N.B. Questo rappunto è il risultato di un sogno che ho fatto almeno un paio di mesi prima del famoso episodio del pugno di papa Francesco, e ritengo dunque con quella storia non abbia nulla a che fare.

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