20141002

#417

Non è una lolita, almeno non cosciamente. Quando ci scontriamo durante la festa prima fa finta di nulla, poi cerca la mia attenzione con lo sguardo e io, senza nemmeno badare al doppio senso, mi scuso per esserle venuto addosso. Si allontana sorridendo senza parlare, la seguo lungo i filari di lampioncini illuminati tra i tavoli imbanditi. Quanti anni potrà avere, mi chiedo. L'ho sentita parlare di cresima: massimo quindici, mi rispondo. Attraversiamo la strada, rientriamo in albergo. Un lungo corridoio ci separa da dove non pensavamo nemmeno di voler arrivare. Una donna, in ritardo per il taglio della torta, sbuca dall'ascensore e ci supera senza nemmeno vederci. Entriamo in una stanza rossa e poco illuminata. La metto con le spalle contro il muro damascato e mi rendo conto che è di una bellezza strana, vagamente animalesca, ma tenuta a bada da un'educazione ferrea e da un paio di occhiali da secchiona. Come si addice alle ultime fasi dei festeggiamenti, i capelli rossi sono sciolti, in un disordine che odora di adolescenza. Sotto al pantalone ha un paio di mutandine di cotone a fiori colorati. Tiro un po' l'elastico verso di me e le bacio la pancia. Che sia o meno un sogno, sospetto che sia arrivato il momento di avere paura.

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