La cosa più interessante di questo caso non è tanto che il paziente abbia la facoltà di sdoppiarsi (per quanto non volontariamente), né che il doppio risultante sia una sua versione rimpicciolita ma per il resto a lui esattamente identica; quanto piuttosto che si senta ogni volta spinto, se non costretto, a seguire questo secondo se stesso attraverso le intercapedini fra le assi del pavimento (cosa resa ardua all'uno ma facile all'altro proprio a causa della differenza di dimensioni).
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