20080606

#19

Ora. Dovete pensare al suo corpo come ad un insieme di prismi preso grande a piacere (in verità prossimo all’infinito) le cui facce più esterne siano proiettate verso il vuoto in tutte le direzioni ad una velocità che supera di 1 km/s quella della luce. (Per trascrivere l’equazione che contenga tutti i dati relativi a velocità e direzione occorrerebbe un foglio così grande che, ripiegato più volte su se stesso, avrebbe uno spessore pari alla distanza tra la Terra e la Luna). Tutto ciò, causando la sua entrata nell’iperspazio e la successiva uscita in un numero pressochè infinito di dimensioni, gli permise di guadagnare, in quella che ci interessa, all’incirca un’ora sul momento in cui tutto era avvenuto. Ma c’era anche dell'altro: sulla sua felpa, per esempio, l’orsacchiotto che un tempo diceva ‘hallo’ voltato sottosopra e fissando l’osservatore attraverso le sua buffe zampette posteriori con occhi puntiformi, adesso diceva due volte ‘hallo’ (questa volta, e quella di un’ora prima). E, sempre per un caso straordinario e francamente inspiegabile, adesso si ritrovava con due cuori, dei quali solo uno era scoppiato nel momento in cui l’aveva trovata morta a terra accanto all’auto sul ciglio della strada in mezzo al bosco, il corpo scomposto e martoriato dallo stupro e dalle percosse subite, lì dove l’aveva lasciata mentre era andato a cercare benzina. L’altro, il secondo cuore che questa sconvolgente avventura gli aveva regalato, prese invece a battere all’improvviso e a velocità pazzesca (come ogni altra cosa), e gli fece ricordare quel che era successo, e poiché aveva ancora un’ora di tempo per fermare tutto, lo convinse a voltarsi indietro e a correre più veloce che poteva (con un paio di Kickers nient’affatto adatte a strade di campagna così accidentate) verso il punto del bosco dove l’aveva lasciata.

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