20080529

#13

Tu non eri ancora nata quando è successo, ma io me lo ricordo come fosse ieri, il Giorno dell'Insediamento. Dopo solo quattro anni il Colonnello N. era di nuovo al comando del nostro distretto e ci aveva riuniti per quello che lui aveva definito 'un discorso di ringraziamento'. Tutti ci aspettavamo una sonora ritorsione verbale verso coloro che avevano prima fatto in modo che fosse allontanato, e successivamente ostacolato i suoi tentativi di riavvicinamento. E invece, con somma sorpresa di quasi tutti i presenti, i suoi toni furono da subito conciliatori, permeati di buonismo e di positività. Invece di comportarsi da quel pessimo politicante che era sempre stato, adesso auspicava la collaborazione tra le parti, il dialogo, la pace.
Mi fu immediatamente chiaro quale fosse il suo vero scopo, una macchinazione degna invece del peggior politico: dopo quel discorso chiunque avesse rinnovato gli antichi rancori e ricordato tutti i provvedimenti illegali che il Colonnello aveva deliberato e tutte le decisioni infauste che aveva preso a suo totale e indubbio favore e contro l'interesse e spesso il volere stesso del distretto, sarebbe stato accusato di voler rovinare il clima di distensione che il Colonnello era appena riuscito così faticosamente a restaurare, e sarebbe stato tacciato di vittimismo e disfattismo. Che senso aveva rivangare gli antici dissapori ora che lo stesso Colonnello, mettendo da parte il suo celebre orgoglio, aveva seppellito l'ascia di guerra? Il passato era passato, adesso bisognava collaborare per un futuro migliore, e chiunque si fosse opposto sarebbe stato guardato alla stregua di un traditore.
Tutti i nostri occhi erano ovviamente puntati sul Colonnello F., che era stato il principale oppositore di N. nella corsa al comando; ma lui niente, zitto e addirittura sorridente, quasi compiaciuto. Non potevamo credere che fosse davvero tanto ingenuo da cadere nella trappola del vecchio antagonista. Anche se ci ripugnava pensarlo, l'unica spiegazione è che fosse connivente.
Mentre la parola 'collaborazionista' cominciava a serpeggiare tra le file, e un sentimento di impotenza e rassegnazione s'insinuava nella truppa, il nostro diretto superiore, il Capitano D., si alzò in piedi e senza nemmeno aspettare che gli fosse concessa la parola si rivolse al suo nuovo comandante.
"Ricorda cosa ci hanno insegnato?" disse con voce chiara e priva di ripensamento. "Non si tratta con i terroristi."
In quindici scoppiammo istintivamente ad applaudirlo, senza preoccuparci delle conseguenze. Sapevamo che almeno lui non ci avrebbe delusi.

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