20150327

#537

Stavolta, quando l'altro lo mise per l'ennesima volta al tappeto, riuscì a divincolarsi e a prenderlo alle spalle, solo per scoprire che aveva la consistenza di un enorme uovo di pietra, e che anche se aveva l'impressione di riuscire a farlo rotolare per potergli poi saltargli sul petto, la sua conformazione rendeva impossibile rivoltarlo. A nulla valevano i tentativi di spingerlo da un lato, i piedi cedevano sul terreno, le mani non trovavano appiglio stabile e la mascella, a furia di pressare la faccia contro una di quelle spalle rocciose, finì per venire fuori dalla sua naturale collocazione, e rischiava ora di uscirgli dalla guancia.

20150326

#536 (Le mosche #148)


NATURAL FATHER

"Non mi dice più quel che vorrei sentire."
"Ma, signore, le ricordo che lei è sordo."
"Però a te ti sento benissimo. Ho l'impressione che tra me e lei la sordità non c'entri più nulla."

#535

Per tutti gli anni '30 aveva lavorato nell'edificio difronte a quello in cui abitava, allo stesso piano del suo appartamento, tanto che dalla finestra dell'ufficio poteva guardare dentro quella di casa sua, tenere d'occhio i bambini quando la moglie non c'era e a volte, quando il traffico calava e nell'aria restava solo il fruscio metropolitanto standard, parlare con lei durante la pausa caffè. È in quei momenti, in quello spazio sospeso tra gli interni delle due stanze, che concepì senza neanche volerlo — per emanazione, direbbero i filosofi — l'idea di un collegamento audiovisivo e senza fili tra le case, la possibilità per ognuno di sapere in ogni istante cosa stesse facendo ogni altra persona a lui collegata.

20150323

#534 (Le mosche #147)


PAROLE D'AMORE GELATE

Passarono la serata a mangiare ciliege e zuppa di latte con pane secco. Fu allora che lei seppe che era venuto il momento di assaggiare un po' del suo succo: quanto rumore fa l'amore quando mangia l'anima.

20150322

#533

Sono cose che non si possono insegnare a un cane, continuavo a ripetermi ogni volta che accadeva, ringhiare e abbaiare agli hipster dev'essere una sua capacità innata, mi dicevo, abbaiare e ringhiare a ogni fottuto hipster del cazzo che incrociava sulla strada dal e per il parco doveva essre un'idea tutta sua, chiara e distinta. Vieni qui, bello, gli dicevo allora, qui, bello di papà.

#532 (Le mosche #146)


TOLSTOJ UBRIACO

Erminia Morgue è cieca dalla nascita.
Striscia la sera con la sua veste bianca nella stanza con la luce accesa. Ha una bolletta in mano. "Da quando viviamo insieme consumo molta più corrente" mi sussurra innamorata e irritata.

20150321

#531

Era il chiaro segno che lui l'amava, il segno che lei aveva aspettato per così tanto tempo. Il problema essendo che era lei a non amare lui.

20150319

#530 (Le mosche #145)


ABBRACCIARE MOLTO E NON STRINGERE NULLA

"Questo posto è un angolo di pere mature," disse il commissario Garganuta, "odora di delitto."
L'appuntato Pantagruel non comprese quelle parole neppure quando la pallottola raggiunse la sua nuca.
"Odora di delitto," ripeteva il commissario mentre l'appuntato si accasciava ai suoi piedi e la pistola ancora fumava.

20150317

#529

Non usava gli occhiali perché era convinta che la tenessero a distanza non tanto dalla realtà quanto dai suoi frammenti.

20150316

#528 (Le mosche #144)


MUTATIONS

Mangiava una ciliegia prima di andare a dormire, e poi si riempiva di antistaminici, per evitare di morire durante la notte. Era tanto delicato che il polline di un fiore avrebbe potuto ucciderlo.

#527

Una penna che pensa, diciamo così, tanto da nascondersi ogni volta che la cerco per sottrarsi, forse, mi dico, alla pena di scrivere quel che non vorrebbe.

#526 (Le mosche #143)


CUERDAS

Della prima foto mai scattata si sa più o meno tutto, sia bella o brutta è celebre solo perché è la prima, non per altro. Stessa gloria dovrebbe avere l'ultima foto mai scattata, di qualcunque genere sia. Questo pensava Astor nel momento dello scatto, protetto dai Rivoluzionari, padrone dell'ultima macchina fotografica in circolazione, possessore dell'ultimo fotogramma della storia.

20150313

#525

È una di quelle persone alte e forti che il tempo, quando passa, non può che migliorare. Mentre io m'incurvo e m'incattivisco ogni anno di più.

20150312

#524 (Le mosche #142)


PRIVATE YELLOWS

In questo paese, insomma, tutto accadeva senza clamore e senza dio, i matrimoni, gli omicidi, gli incesti, i dolori, le morti e i baci. Ma tutti, dall'ultimo nato alla più vecchia delle vecchie, sapevano quel che accadeva, lo ricordavano e lo raccontavano, senza clamore e senza dio, con stupefacente consapevolezza.

20150311

#523

Alla fine del massacro l'aspirapolvere giace in un angolo come incapace di fare ancora del male, come se non ne avesse mai fatto. Sembra dormire, ma ha le farfalle nella pancia.

20150310

#522 (Le mosche #141)


SAX ENSAMBLE

Era venuto al matrimonio per un motivo preciso. (Una di quelle feste a cui si invitano anche zie acide e nonni incontinenti, e i bambini scorrono sporchi di terra e torte, e i balli slavi, cercando di non scivolare. Risate ubriache). Allora, come convenuto, fu chiamato sul palco dell'orchestrina, che smise polke e mazurke e iniziò a suonare un rockabilly anni '60. Seguendo il motivo piuttosto famoso cantava guardando la sua ragazza, che era l'unica a sapere di esserlo, seduta al tavolo dei parenti, vestita di rosa e sporca di panna, bionda e col rossetto rossissimo. Il padre coi baffi guardò prima lei e poi lui, capendo e rabbuiandosi. Il ragazzo cantava che era venuto al matrimomio per un motivo preciso.

20150307

#521

Il mio corpo è una trappola, l'esca tesa, calda e sudata, in agguato sul letto nel buio, dove attende la preda che si crede predatrice.

#520 (Le mosche #140)


SEE YOU
(Tre libri sulla guerra)

1) Un giorno mio fratello mi disse che era scoppiata una guerra. Il giorno dopo gli chiesi "sei morto?" e lui rispose "sì".
Non disse più nulla. Non l'ho più rivisto.

2) Nella nostra città c'era un fiume. Mi calai in una scatola di legno e galleggiando fuggii via di lì (ormai era inutile restare. Tutta la mia famiglia era stata sterminata, la città era stata data alle fiamme, nessuno era più vivo nelle strade, nemmeno i cani (e) i gatti (e i topi). Non si sentivano più cantare gli uccelli sugli alberi e non c'erano nemmeno più gli alberi).

3) Quest'uomo che faceva in continuazione "ih-ih, iak-iak, hak-hak, e zot-zot" sta, e grida: "niente posso portare con me?"

20150306

#519

Reazione molto dura da parte della Presidente, che ha definito l'accaduto una specie di amputazione sociale che non può essere tollerata e ha dichiarato che si assicurerà dunque lei stessa – intende personalmente – che sia fatto il possibile perché questo ennesimo scempio non si ripeta.

20150305

#518 (Le mosche #139)


NE PAS SE PENCHER AU DEHORS

Notte di buio nero, vacche trasparenti e fari
contromano. La nebbia, di questo aveva paura
il pittore Plasson: dell'improvviso oblio.

20150304

#517

Ma questa volta, malgrado tutti gli anni in cui non avevamo fatto altro che aspettare e difenderci, decidemmo di muoverci prima di loro, andare a cercarli e attaccarli nel loro stesso territorio. La caccia, oggi, sarebbe stata finalmente a parti invertite.

20150303

#516 (Le mosche #138)


PARANOID POLAROIDS

Era una compagnia allegra, ma di quelle allegre per forza, allegre per noia, e le tre orne men' un quarto di treno furono riempite da gaie voci femminili che stonavano Battisti, Vasco Rossi e Ligabue, e di storpiature chitarristiche di pretenziosi neo melodici e falsi frondatori di limoni, note suonate tanto per essere suonate, senza classe, senza cuore, senza storia. Troppo, per un militare teso e stressato come me, la classica goccia che di colpo fa traboccare il vaso: quindi mi alzai, mi girai verso di loro e cominciai a fare fuoco su tutti. Sedili di gommapiuma bucata, pezzi di legno per aria, schizzi di sangue sui finestrini e parti di corpo sul pavimento. Ripresi posto lasciandomi alle spalle fumo e qualche dolce lamento. Finalmente il silenzio.